Corriere del Ticino

di Giorgia Cima Sommaruga (09.10.2022)

Ha tenuto recital solistici nel Regno Unito, in Italia, Francia, Austria, Canada, Polonia, Svizzera, Olanda, Germania e si è esibita in diversi palcoscenici tra cui Martinskirhce Basel, Town Hall Birmingham, St. James Piccadilly Church e St. Olav Hart Street Church London, solo per citarne alcune. Susanna Braun, 23 anni, pianista professionista, da due anni organizza ogni estate il Blenio Festival “di farlo crescere sempre di più”, confida a La Domenica.

La sua passione per lo strumento dai tasti bianchi e neri nasce presto, era molto piccola e si trovava in Siria . “Io sono nata in Olanda, quando ero molto piccola la mia famiglia si è trasferita. Mio padre è geologo e mia mamma ingegnere. In Siria mia mamma non poteva lavorare dunque ha acquistato un piccolo pianoforte ha iniziato a suonare. Così ho pensato: “da grande lo voglio fare anche io”. Ma il mio primo “battesimo” con la musica è avvenuto con un altro strumento. Il violino. L’ho studiato per molti anni, ma poi è finalmente arrivato il turno del pianoforte e da quando ho iniziato non l’ho più abbandonato”. Aveva 9 anni quando, trasferita con la famiglia a Milano, ha iniziato a suonare il pianoforte con l’insegnante privato Danilo Manto.

È giovanissima Susanna e ha solo 22 anni quando decide di organizzare un evento per coinvolgere tanti giovani talenti. “Fin da piccola vado il Valle di Blenio in vacanza, i miei genitori hanno una casa li – racconta la pianista “Io ho pensato, avere il pubblico della valle significa avere – veramente – l’attenzione delle persone. Non stiamo parlando di una città come Milano, dove ci sono infiniti impulsi culturali, eventi e festival ogni mese, ogni anno. Spesso in Ticino i maggiori appuntamenti culturali si organizzano nelle città principali, penso a Lugano, a Locarno a Bellinzona. Organizzare qualcosa fuori dal centro è quindi per me una cosa molto importante”. Infatti il Blenio Festival, nelle sue prime due edizioni ha raccolto un buon numero di persone, “ma sogno di farlo diventare sempre più grande, coinvolgere più musicisti e pubblico”. La scorsa estate nelle due serate in agenda, la prima ha visto la partecipazione di 250 persone, e la seconda 150. Tuttavia è curioso sentire di una giovane musicista di 22 anni che decide di organizzare un evento musicale, fuori da un centro cittadino. “Durante il lockdown – spiega subito Braun -, ho visto tanti amici, musicisti molto talentuosi che non avevano un lavoro. Perché gli artisti vivono per esibirsi, per portare la loro musica in giro per il mondo, avvicinare le persone”. Così, quasi naturalmente, “in me è nato un desiderio di creare un momento, anche molto breve, per dare questa possibilità a tanti artisti. Per i musicisti, dopo tanti anni di concerti, stare due anni a casa, solo a studiare, senza esibizioni è molto frustrante e innesca una sensazione di ansia da prestazione. Io volevo stroncare la nascita di questo sentimento. Nel mio piccolo ho voluto dare una opportunità a tutti i giovani musicista di talento. Tuttavia, sebbene il luogo prescelto non poteva accogliere migliaia di persone, l’organizzazione dell’evento è stata molto impegnativa, spiega l’artista. “Io sono una musicista, di solito suono durante i concerti. ma organizzare un festival significa acquisire moltissime altre capacità gestionali: scegliere i musicista e invitarli, organizzare l’evento, la location, le locandine, la pubblicità, il pubblico… Insomma è stato entusiasmante e visto che siamo arrivati alla seconda edizione, ho deciso che lo organizzerò ogni anno.

Lo scorso anno il Blend Festival era centrato sulla musica di Johann Sebastian Bach o pezzi ispirati a lui. Quest’anno invece, Susanna si è orientata sulla musica da camera. Perché Bach per iniziare? La scelta non è stata per niente casuale, nessuna “comfort zone” insomma, ma cela una grande sfida. “È un artista molto vicino a me, uno dei miei preferiti. Ha realizzato una gamma di sinfonie molto diversi tra loro, da quelle più melanconiche, a quelle più gioiose, alle danze. Lui mi piace particolarmente come artista perché nella sua opera ha sempre fatto molto “contrappunto”, ovvero include più di una melodia nella stessa punta, la presenza, in una composizione o in una sua parte, di linee melodiche indipendenti che si combinano secondo regole tramandate dalla tradizione musicale occidentale. E su strumenti come il pianoforte o il clavicembalo diventa molto difficile trovare il modo per fare sentire queste melodie differenti”.

La domanda “come vedi il futuro?”, pare fuori luogo è avventata se posta a una giovane artista. Tuttavia, Susanna Braun, a 23 anni ha le idee chiarissime: “Sicuramente, ci tengo a far crescere il festival di Blenio e poi fare sempre più concerti. Mi piace girare il mondo per mano con la musica, e magari fare altri master in altri paesi. Poi sicuramente mi piacerebbe avere dei figli e vorrei che anche logo seguissero la strada della musica”. Secondo Susanna, questa antichissima disciplina, aiuta in tanti aspetti della vita. Infatti, spiega, “ci sono molti studi – tra le altre cose – che spiegano come le persone che suonano una strumento musicale utilizzano entrare le parti del cervello, questo capacita aiuta inevitabilmente a concentrarsi maggiormente, sviluppa una attitudine speciale anche per il “problem solving”, dunque per materie scientifiche come la matematica o la geometria. Sarei molto felice se i miei figli decidessero di studiare uno strumento musicale”.

Ma lure ai concerti, lo studio, le conoscenze, le esibizioni, La musica è anche altro. E forse, prima di ogni altra cosa è insegnamento ed emozioni. “Mi ha insegnato la determinazione e la caparbietà. Perché mentre suoni puoi sbagliare, è umano, cosi come puoi sbagliare in un rapporto di amicizia o svolgendo una comune mansione domestica. Tuttavia si può sempre rimediare, e si può sempre migliorare”. E poi “detto con parole molto semplici, la musica rappresenta la mia vita. Sono una persona molto sensibile, e suonare mi aiuta ad affrontare degli eventi, delle situazioni, anche difficili, che altrimenti non potrei tollerare”, dice la pianista.

E questa sensazione è affascinante e implica una duplicità, è come se fosse uno specchio, “penso che anche per il pubblico che partecipa ai concerti possa dare una grossa mano. Ogni persona ha delle paure, o porta sulle sue spalle dei fardelli, delle sofferenze. La musica allevia i dolori, li addolcisce e allo stesso modo enfatizza i momenti di gioia”.

E quando in macchina, dall’hotel al luogo dell’esibizione “vedo situazioni di degrado come ad esempio chi non ha una casa in cui vivere, mi incupisco. Ma anche un semplice litigo con le persone a cui tengo. Sono tutte citazioni che mi toccano particolarmente. E allora ecco che la musica mi aiuta, è il mio miele, sull’orlo del bicchiere, quando sono costretta a bere il liquido amaro della vita”.